Dalla Pinacoteca al GAM: l’arte a Milano
SOMMARIO
È quasi scontato dirlo. Ma chi si troverà a Milano in occasione di Expo, deve ritagliarsi assolutamente qualche giornata da dedicare alla scoperta dei suoi musei che, in occasione dell’esposizione universale, regalano anche esperienze fuori dal comune. All’interno di grandi musei come di piccoli spazi espositivi è possibile ripercorrere ogni epoca e ritrovare il passaggio di grandi artisti, mecenati e non solo. Così se i lasciti leonardeschi alla città sono diversi, la passione per l’arte del cardinale Borromeo e la generosità di numerosi aristocratici riempiono sale e palazzi di opere d’arte. Anche il passaggio di Napoleone è ben rintracciabile. E Riguardo al Novecento...
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Dalla Pinacoteca al GAM: l’arte a Milano
Milano fa onore alle Muse, le figlie di Zeus protettrici delle Arti. All’interno di grandi musei come di piccoli spazi espositivi è possibile ripercorrere ogni epoca e ritrovare il passaggio di grandi artisti, mecenati e non solo.
Così se i lasciti leonardeschi alla città sono diversi, la passione per l’arte del cardinale Borromeo e la generosità di numerosi aristocratici riempiono sale e palazzi di opere d’arte, anche il passaggio di Napoleone è ben rintracciabile.
Se è vero infatti che l’Imperatore saccheggiò la Pinacoteca Ambrosiana per fare onore alla grandeur francese diverse preziose opere (restituite dopo la sua caduta nel 1815) è vero anche che nel suo progetto di fare di Milano una delle capitali del suo Impero (con Parigi e Francoforte) regalò alla città la Pinacoteca di Brera trasformandola da centro cultura sotto gli austriaci nel primo museo nazionale. La inaugurò il 15 agosto 1809, quel giorno Napoleone compiva quarant’anni.
Il Museo del cardinale
Alla passione per la cultura e l’arte del cardinale Federico Borromeo (1564-1631) si deve la collezione di opere conservata nella Pinacoteca Ambrosiana. Nel suo lungimirante progetto di realizzare un centro di studi e cultura, l’arcivescovo di Milano nel 1618 volle affiancare alla adiacente Veneranda Biblioteca, da lui fondata nove anni prima, la Pinacoteca per assicurare ad artisti e uomini colti una formazione completa e gratuita.
Alla Biblioteca e alla Pinacoteca nel 1621 venne affiancata anche un’Accademia di pittura e scultura. Per la sua Biblioteca, una delle prime aperte alla pubblica lettura, il cardinale raccolse codici greci, latini, volgari e nelle diverse lingue orientali, patrimonio poi arricchito da innumerevoli donatori. La visita parte proprio dalle sale della Pinacoteca (1, 4, 5, 6 e 7) in cui sono esposte le opere donate nel 1618 da Federico Borromeo. È lo stesso cardinale a spiegare attraverso il suo catalogo ragionato, il Musaeum, pubblicato nel 1625 i motivi delle sue scelte “da collezione”.
Nelle sale sono raccolti dipinti veneti e leonardeschi, prediletti dal cardinale per il valore artistico e il messaggio religioso contenti e per questo considerati utili oggetti di studio per gli artisti che frequentavano l’Accademia. Tra i capolavori l’Adorazione dei Magi di Tiziano e la Sacra Famiglia con Sant’Anna di Bernardino Luini.
Il Figurativo Rinacimentale
Prima di passare alle sale dove sono raccolte le donazoni di altri liberali mecenati va ricordata un’altra attenzione del cardinale a testimonianza del suo interesse per l’arte e della sua attenzione affinché nulla andasse perduto: nella Pinacoteca sono esposte copie realizzate dal Vespino (entrambe nella Aula Leonardi), dell’Ultima Cena e della Vergine delle Rocce di Leonardo (l’originale si trova a Londra). Sulla copia dell’Ultima Cena il Cardinale fece scrivere: “le immagini originali del Cenacolo, almeno quelle che restano, si stanno volatilizzando; questa copia è stata fatta perché tali immagini vengano in qualche modo conservate e il capolavoro di Leonardo non vada definitivamente perduto”.
A partire dalla sala della Medusa (8) si entra negli spazi acquisiti dalla Pinacoteca nel 1928 con l’annessione dei locali del convento degli Oblati adiacenti alla Chiesa del Santo Sepolcro, trasformati poi in nuovi spazi espositivi. La sala della Medusa e quella successiva delle Colonne conservano le più importanti raccolte di oggettistica dell’Ambrosiana, tra cui gli astrolabi e le sfere armillari della collezione Settala e la teca contenente una ciocca di capelli di Lucrezia Borgia, davanti alla quale Lord Byron pare rimase in contemplazione.
L’esposizione prosegue con opere che vanno dal Cinquecento italiano fino agli inizi del Novecento per arrivare infine alla sala aperta nel 2009 dove sono state raccolte tutte insieme le opere di Leonardo da Vinci e dei suoi seguaci. Nell’Aula Leonardi, dominata dalla presenza dell’affresco l’Incoronazione di spine di Bernardino Luini, tutto gira intorno al celebre Musico. Di qui si accede all’antica sala di lettura seicentesca della Biblioteca Ambrosiana, la sala Federiciana, dove sono esposti, a rotazione, 22 fogli del Codice Atlantico (altri fogli sono visibili all’interno del complesso di Santa Maria delle Grazie in Corso Magenta).
Il museo di Napoleone
La Pinacoteca di Brera, ospitata in un palazzo edificato tra il XVI e il XVII secolo per i Gesuiti, venne inizialmente istituita a fianco dell’Accademia di Belle Arti, per volere di Maria Teresa d’Austria nel 1776, per costituire una collezione di opere esemplari per formare gli studenti dell’Accademia. Fu poi Napoleone, la cui statua bronzea in veste di Marte pacificatore campeggia dal 1859 nel cortile del palazzo, a trasformare la raccolta in un museo nazionale, inaugurato nel 1809.
All’interno della Pinacoteca vennero infatti raccolti i dipinti requisiti da tutti i territori del Regno conquistati dalle armate napoleoniche oltre a quelli requisiti a seguito delle soppressioni di chiese e conventi attuate in età sia teresiana sia napoleonica: l’Imperatore voleva fare di Brera un secondo Louvre per celebrare la propria grandezza. La Pinacoteca dunque a differenza delle grandi Gallerie di Firenze, Roma, Napoli, Torino non ha radici nel collezionismo aristocratico o di corte, ma nel collezionismo politico e rappresentativo, di stato, un’invenzione napoleonica.
Video/Foto Gallery Pinacoteca Brera
In quel periodo entrarono a fare parte del patrimonio una serie di opere come lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, la Madonna col Bambino di Giovanni Bellini, la Crocifissione di Bramantino. Dopo la Restaurazione nel 1815, la crescita delle collezioni della Pinacoteca continuò, ma più lentamente e grazie i canali tradizionali, quindi lasciti, scambi e acquisti, fra cui il Cristo morto di Mantegna e la Madonna del Roseto di Luini. Negli anni Settanta del XX secolo Brera ha ricevuto in dono una collezione comprendente opere dei maggiori artisti del primo Novecento.
L’Ottocento e il Novecento
Villa Reale, realizzata tra il 1790 e il 1796 e capolavoro del Neoclassicismo milanese, dal 1921 è la sede perfetta per ospitare le opere circoscritte all’Ottocento della Galleria d’Arte Moderna, GAM. I capolavori presenti al GAM provengono da lasciti e donazioni sia di privati collezionisti sia di altre Istituzioni. L’Ottocento italiano è ben rappresentato da opere di Fattori, De Nittis, Boldini, gli Scapigliati milanesi, Segantini, Previati, solo per fare alcuni nomi, accanto ai quali si trovano anche opere di grandi maestri internazionali come Manet, Van Gogh, Cézanne sole presenze di questi pittori nei musei milanesi.
Dal 2011 Milano ha un nuovo museo: le Gallerie d’Italia in Piazza Scala. La creazione di questo polo museale a Milano fa parte di un ambizioso progetto della banca Intesa Sanpaolo: adibire a sedi espositive palazzi storici dell’istituto situati nel cuore delle città italiane per rendere fruibile l’ingente patrimonio di proprietà.
All’interno di Palazzo Anguissola Antona Traversi e di Palazzo Brentani, progettati dai più importanti architetti italiani tra la fine del Settecento e i primi del Novecento, il percorso espositivo si snoda attraversa due secoli della storia dell’arte italiana da Antonio Canova (sono esposti tredici bassorilievi) a Umberto Bccioni.
Ampio spazio è dedicato all’Ottocento lombardo, con vedute della Milano di un tempo (Vecchia Milano di Mosè Bianchi), del Duomo (Interno del Duomo di Milano di Angelo Inganni) e dei Navigli (Veduta del Naviglio sul ponte di San Marco di Giuseppe Canella) e avvenimenti salienti del Risorgimento (La battaglia della Cernaja e L’arrivo del Bollettino di Villafranca di Gerolamo Induno). La sezione dedicata all’arte del Novecento, comprende 189 opere dei maggiori artisti del periodo tra i quali Lucio Fontana, Bruno Munari, Renato Guttuso, Umberto Boccioni, Enrico Baj.
Video/Foto Gallery Gallerie d’Italia
Nel dicembre del 2010 è stato aperto il Museo del Novecento situato nel Palazzo dell’Arengario, completamente ricostruito all’interno, e al secondo piano di Palazzo Reale. Sono esposte opere di pittura e scultura italiana del XX secolo. Il percorso espositivo prende le mosse da Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo (1898-1902). Una sola sala, la prima, è dedicata alle avanguardie internazionali: tra gli altri Picasso, Braque, Kandinsky, poi solo artisti italiani dai futuristi Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà alla pittura e scultura metafisica di Giorgio de Chirico e al movimento spazialista di Lucio Fontana.
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